sabato 8 agosto 2009

IL PUNCH TROIANO, STORIA DI UNA FAMIGLIA


Quando si pensa ai liquori tipici abruzzesi subito la mente corre alla Centerba di Tocco da Casuria, all’Aurum di Pescara, alla Ratafià, fino alla genziana e al nocino, ma ci sono beni che anche se fuori produzione costituiscono parte integrante della storia dei prodotti tipici abruzzesi; un esempio è il Punch Troiano di Villalfonsina (Ch).Villalfonsina è un borgo posizionato in collina, a pochi chilometri dalla costa, piccolo centro da sempre dedito all’agricoltura è un paese che oggi conta poco più di millecinquecento abitanti in gran parte anziani. Presenta interessanti elementi architettonici come la Chiesa Principale, la Madonna del Buon Consiglio e la Fontana ottocentesca, dalla particolare forma esagonale. Tuttavia la comprensione di un territorio non si conclude con la conoscenza dei suoi monumenti e delle sue tradizioni, ma passa anche attraverso la riscoperta di prodotti tipici che hanno segnato gli avvenimenti di un periodo, come il punch della famiglia Troiano. Il punch fuori produzione dal 1929 ha una sua affascinante storia che si perde nei ricordi delle persone di famiglia. Si racconta che il signor Epifanio Troiano, siamo nella seconda metà del 1800, lavorava come sarto e girava con il suo calesse nei paesi del chietino, durante i suoi viaggi lontano da casa apprese tecniche di realizzazione di una bevanda alcolica; una notte poi, gravemente malato, sognò fantasticando la realizzazione di un liquore; dopo la sua guarigione iniziò insieme ai figli la produzione di un punch a cui diede il nome della sua famiglia. Cominciò in questo modo la vicenda di una bevanda dalla ricetta segreta. La produzione del punch nel tempo da familiare divenne industriale, e nel 1910 a Buenos Aires venne registrato il marchio di produzione. Il Punch iniziò a partecipare a numerosi concorsi conseguendo moltissimi riconoscimenti, medaglie d’Oro e Croci al merito, e per le sue eccezionali peculiarità dichiarato Fuori Concorso all’Esposizione Internazionale di Parigi. Nel 1903 il Prof. Alfonso Magnarapa primario dell’ospedale degli Incurabili di Napoli cosi lo definiva: “Il Punch fatto dai signori Troiano Epifanio e Figli di Villalfonsina alla sua potente azione eccitante unisce un aroma che lo rende superiore a tutti gli altri: ed io nella polmonite lo adopero con molto vantaggio invece della comune cura alcolica, a cui è preferibile non solo per la qualità dell’alcol etilico, cioè di vino e non amilico, ma altresì pel suo gradevolissimo sapore. Preso poi in una tazza calda costituisce una bevanda assai gustosa…” Data l’importanza del prodotto la realizzazione delle etichette pubblicitarie venne affidata al giovane Basilio Cascella (1860-1950) di Pescara. Siamo in un periodo storico in cui si manifestava la necessità di riprodurre facilmente le immagini per fini commerciali, così gli artisti iniziarono ad applicare la tecnica cromolitografica anche alla realizzazione di etichette pubblicitarie. La cromolitografia è una tecnica che rende possibile la stampa di piccole immagini, a colori, a basso costo e in grandi tirature, senza però perderne in eleganza e bellezza. Osservando attentamente l’etichetta del Punch Troiano, a cui nel tempo sono state aggiunte le numerose medaglie al merito ottenute nei concorsi, si nota come rispecchi a pieno lo stile di Cascella. Chi conosce le splendide cartoline illustrate del pittore pescarese ritrova nell’etichetta del punch le medesime linee sinuose, le stesse forme procaci di donna e l’immancabile edera, elemento caratterizzante delle litografie di Cascella e tipiche dello stile Liberty. La Famiglia Troiano come testimoniano i racconti e le etichette non produceva solo il famoso Punch, ma anche un Rum. Per trattenere ben saldo il legame tra questi prodotti e la famiglia produttrice, è tradizione tramandare la ricetta solo ai discendenti maschi dei Troiano, tradizione che viene portata avanti fino ai giorni nostri, caratteristica questa che ne enfatizza e sottolinea la segretezza.
Le etichette pubblicitarie di Basilio Cascella
Nel 1895 Basilio Cascella fondò a Pescara insieme al pittore sulmonese Vincenzo Alicandri, lo "Stabilimento litografico B. Cascella e C.°"attualmente sede del Museo Civico. Qui diede il via a una intensa produzione grafica, dedicandosi alla stampa di materiale pubblicitario, numerose serie di cartoline illustrate e alla creazione e realizzazione della raffinata rivista d’arte e letteratura, L’Illustrazione Abruzzese. La tecnica di esecuzione di tutti questi prodotti di editoria d’arte era la cromolitografia, tecnica a stampa raffinata e complessa, evoluzione della stampa litografica. La Cromolitografia consiste nell’incidere una pietra calcarea, quindi molto porosa, con una matita litografica. Successivamente alla realizzazione disegno, direttamente sulla matrice, si stende il colore che va a riempire le zone da colorare, il colore non uscirà fuori dai margini fermato dal grasso del disegno. Vengono utilizzate pietre diverse per colori diversi con una torchiatura finale. La nascita della Cromolitografia (il cui brevetto ufficiale fu depositato a Parigi nel 1837 da Godefroy Engelmann 1778–1839) la si deve a Aloys Senefelder che dopo aver inventato la litografia nel 1796 a Monaco perfezionò e sviluppò nell’800 questa particolare tecnica che permetteva di ottenere diverse sfumature di tonalità e colori brillanti. Questa complessa tecnica a stampa adottata anche da Basilio Cascella permetteva di realizzare piccoli capolavori d’arte grafica. Le opere grafiche di Cascella testimoniano il gusto e la cultura di un’epoca nella quale il regionalismo, sempre presente nell’arte di Cascella si coniuga stilisticamente con le grandi correnti estetiche europee. L’evoluzione della tecnica cromolitografica ha portato negli anni del dopoguerra allo sviluppo della serigrafia, derivante dalla fotografia.

Le notizie relative a questo articolo sono state gentilmente concesse dal Sig. Tancredi Troiano (1/12/1942-15/8/2008).

1 commento:

Sebastiano Landro ha detto...

Bello questo post; complimenti davvero.